Post

Alle radici degli eserciti moderni. "Il sapere delle armi" un libro per viaggiare nelle accademie e scuole militari tra il '700 e l' '800

Immagine
Il sapere delle armi , curato da Alessandro Bonvini per Viella, è un volume che compone un quadro unitario e convincente della lenta costruzione, tra Sette e Ottocento, di una vera cultura professionale delle armi nell’ Italia preunitaria . La forza del volume sta nella sua capacità di far dialogare tradizioni territoriali differenti — dalle accademie sabaude a quelle borboniche, dalle istituzioni toscane alle esperienze napoleoniche — senza perdere mai l’unità della prospettiva. Ne emerge un’unica grande storia: quella di un mondo militare che, pur partendo da radici aristocratiche e locali, si avvia progressivamente verso forme di sapere strutturato, regolato e scientificamente fondato. Fin dall’introduzione, Bonvini mette in luce la tensione fondamentale del periodo: un’epoca in cui la formazione degli ufficiali si distanzia dalla semplice trasmissione di valori aristocratici per assumere i contorni di una vera professione, che richiede competenze tecniche, disciplina intellettuale...

"La conquista di Roma" di Matilde Serao. La Basilicata in scena nella letteratura dell'Ottocento.

Immagine
Quando nel 1885 Matilde Serao pubblicò La conquista di Roma , era già una delle penne più acute e originali dell’Italia postunitaria. Figlia di un giornalista greco rivoluzionario e di una giovane napoletana di buona famiglia, aveva conosciuto la povertà, la precarietà, la fatica del lavoro intellettuale e la tenacia necessaria per imporsi in un mondo dominato dagli uomini. Il romanzo risente di questa biografia intensa: ogni pagina è percorsa dalla fame di affermazione, dall’ansia di riscatto e dalla lucidità – spesso spietata – con cui l’autrice guarda alla costruzione della nuova Italia. (Di Matilde Serao abbiamo parlato in questo articolo su minutidistoria ). La conquista di Roma è un romanzo da riscoprire, soprattutto per i lucani. E' un romanzo che parla di politica e ambizioni, lo sfondo costante è la capitale del giovane regno d'Italia, lo sfondo più profondo la Basilicata che la Serao amò profondamente. La Roma del romanzo non è la città eterna, artistica, monumentale...

4 novembre: la memoria non è esercizio del passato ma responsabilità del presente

Immagine
Oggi, come ogni anno, la nostra comunità si ritrova unita per celebrare una delle date più significative della storia italiana: il 4 novembre , Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Ai saluti alle autorità civili, militari e religiose presenti, non posso aggiungere quelli diretti ai combattenti e reduci: nella nostra comunità non ci sono più le voci di chi può raccontare la guerra da testimone. Ma le loro voci vivono con noi, vive il loro ricordo. La loro memoria è preziosa per noi. Con noi c'è la loro gloriosa bandiera, che l'ultimo dei reduci, il cav. Scannone, ha lasciato al nostro Comune e oggi, come avverrà spero negli anni a venire, portano in questa manifestazione gli alunni delle nostre scuole.  Il 4 novembre è una data che porta con sé la solennità del ricordo e il dovere della riflessione. Ricordiamo la conclusione della Prima Guerra Mondiale , l’armistizio che segnò la fine di un conflitto che aveva devastato l’Europa e segnato per sempre la nostra co...

31 Ottobre 1926: l'Attentato al Duce e il linciaggio del quindicenne Anteo Zamboni

Immagine
Storia dell'attentato fallito a Benito Mussolini  nel 1926 e il conseguente linciaggio del presunto attentatore, il giovane Anteo Zamboni . L'episodio si consumò a Bologna nel tardo pomeriggio del 31 ottobre 1926 , una giornata di celebrazioni per il quarto anniversario della Marcia su Roma. Il "capo del governo" Benito Mussolini aveva appena inaugurato il nuovo Stadio Littoriale (oggi Renato Dall'Ara) e si stava dirigendo in auto scoperta verso la stazione ferroviaria per tornare a Roma. Erano circa le 17:40, e il corteo del Duce stava svoltando all'angolo tra Palazzo Re Enzo e l'imbocco di Via Indipendenza (all'altezza dell'attuale Via Rizzoli).  All'improvviso, un colpo di pistola fu esploso dalla folla. Il proiettile mancò Mussolini, sfiorandogli solo la fascia della divisa.  Immediatamente, l'attenzione ricadde su un giovane che si trovava sotto il portico. Alcuni testimoni, tra cui il sergente dei carabinieri Carlo Alberto Pasol...

Elena Di Porto: Coraggio e Resistenza tra il ghetto di Roma, la Basilicata e... Auschwitz

Immagine
La vicenda di Elena Di Porto non è solo la storia tragica di una vittima della Shoah, ma il ritratto di una donna anticonformista ed   eroica, capace di essere antifascista nel ventennio fascista: nella sua semplicità e spontaneità la storia di Elena ha salvaguardato la sua figura da  da una memoria superficiale. Per molti anni oscurata o ridotta all'immagine della "matta di Piazza Giudìa", in realtà la sua esistenza, breve ma intensa, si snoda tra l'emarginazione sociale, la persecuzione politica e razziale, culminando in un atto di estrema solidarietà che la condusse alla deportazione. Elena Di Porto sfugge alle etichette del femminismo, sguscia ai tentativi di politicizzazione. La sua vicenda resiste anche alle strumentalizzazioni della storia per esigenze del presente. Ricostruire la sua storia, basata su documenti d'archivio e testimonianze, è un dovere della Memoria, un monito costante della Storia contro il pericolo dell'antisemitismo. Elena Di Porto a...

Srebrenica 1995: l'eco di un massacro che richiama l'Europa, il monito di un orrore che interroga le definizioni di genocidio

Immagine
Srebrenica: la pulizia etnica e le sue radici nella disintegrazione della Jugoslavia L'orrore ha un nome e un numero. A Srebrenica , tra l'11 e il 22 luglio 1995, furono sistematicamente massacrati oltre 8.372 uomini, musulmani bosniaci. Di queste vittime, oltre 7.000 sono state identificate e riposano nel Centro Memoriale di Potočari, ma centinaia di resti sono ancora in attesa di essere trovati e riconosciuti, sparsi in fosse comuni secondarie, a testimonianza di una barbarie indicibile. Il "grande massacro" di Srebrenica è stato riconosciuto dalla giustizia internazionale come un genocidio , pianificato ed eseguito dalle forze serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić e dalla leadership politica di Radovan Karadžić.  Per comprendere come sia stato possibile un tale orrore, è fondamentale riavvolgere il nastro e analizzare il contesto di una nazione che non esiste più: la Jugoslavia. La Jugoslavia di Tito: Un Mosaico di Popoli Sotto un'unica bandiera P...

Storia dell'Arma dei Carabinieri - Quarta Puntata: I Carabinieri nel Risorgimento

Immagine
1860: l’Arma verso l’Italia unita Nel 1860 l’Arma dei Carabinieri visse una fase di grande crescita, accogliendo – dopo un’attenta selezione – parte del personale delle gendarmerie appartenute agli stati preunitari ormai soppressi. In questo processo confluirono, tra gli altri, 15 ufficiali e 360 uomini del Corpo dei Gendarmi del Ducato di Parma, i celebri “vecchi Dragoni”, oltre a numerosi membri della Guardia Municipale di Modena. Nelle Romagne, circa un migliaio di Gendarmi pontifici, dapprima inquadrati come “Carabinieri delle Romagne”, vennero successivamente integrati nelle file dell’Arma piemontese. Diversa la situazione in Lombardia, dove la gendarmeria di impronta austriaca fu sciolta senza assorbimenti: qui il reclutamento avvenne su base volontaria sotto la supervisione del colonnello Arnulfi. La scorta dell’Unità: i Carabinieri e l’Impresa dei Mille L’impresa garibaldina dei Mille, portò, il 15 maggio 1860, dopo lo sbarco in Sicilia alla proclamazione della dittatura in n...