Non fu colpa di Ferdinando. Il dibattito parlamentare sulla costruzione delle ferrovie del sud e gli interventi di Petruccelli della Gattina
Intervento pubblicato da Basilicata24 il 13\01\2021
Gentile Direttore,
il 6 Gennaio scorso è
apparso, su Basilicata24.it un articolo, a firma di Pietro De Sarlo, dal titolo I parlamentari dell’Italia Unita eletti in Basilicata:fatti, risvolti e misfatti. L’ottima scelta giornalistica delle parole del titolo
ha stuzzicato la mia curiosità, ma ha messo in guardia la mia propensione ad
analizzare fatti, risvolti e misfatti
seguendo la mia indole professionale di archivista (non riesco a definirmi
anche uno storico).
La lettura di alcuni passaggi
dell’articolo ha stuzzicato anche il mio “patriottismo” (in tutti i sensi). È
forse quest’ultimo elemento che spinge l’archivista a voler rispondere a quello
scritto apparso su Basilicata24. A scanso di equivoci, considerato che in
questo momento ricopro la carica di Sindaco del mio paese, Moliterno (Pz),
ammetto volentieri che i giudizi contenuti nell’articolo sull’operato di
Ferdinando Petrucceli della Gattina hanno rappresentato lo sprone principale
per scrivere queste righe, ma non si confonda l’amore per lo studio con il
campanilismo. Né, tantomeno, si confonda l’amore per Moliterno con un
pregiudizio.
La lettura dei documenti
d’archivio sono operazione complessa. Pietro De Sarlo in calce al suo articolo
scrive: L’archivio Storico della Camera dei
Deputati fornisce un materiale immenso in cui spesso è difficile orientarsi.
Chiedo quindi scusa per imprecisioni o omissioni, sempre possibili ma mai
volute.
Conoscendo la “fatica della storia”, comprendo
benissimo e apprezzo questa onesta precisazione dell’autore, che mi permette di
scansare anche altri equivoci: non vi è intento polemico in queste mio articolo,
ma una esigenza di chiarezza. Bisogna ricordare che quando si scrive di fatti e di storia, si corre il rischio
di finire nelle sabbie mobili delle affermazioni fatte senza tener conto che in
quel materiale immenso bisogna
nuotare a lungo prima di trovare un appiglio sicuro.
Una delle tesi sostenute dall’autore
dell’articolo (tra l’altro apprezzato romanziere) è che l’operato del
parlamentare Ferdinando Petruccelli della Gattina da Moliterno causò (…) danni irreparabili, alla Basilicata e a tutto il meridione: i danni fatti da lui al Sud furono invece
enormi. Nella tornata del 13 luglio 1861 venne messo in discussione il suo
emendamento in merito al tracciato della linea ferroviaria Salerno – Reggio
Calabria. La proposta della commissione lavori pubblici era di passare dalla
Basilicata interna e costeggiare lo Ionio fino a Reggio Calabria. Petruccelli
sostenne invece un tracciato alternativo, proposto dal governo, che avrebbe
costeggiato il Tirreno. In sostanza il tracciato attuale.
Quindi, secondo l’autore dell’articolo, i danni irreparabili cagionati al Sud da
Petruccelli della Gattina sono da ricondurre a un emendamento presentato alla
Camera il giorno 13 Luglio 1861. Il danno così grave perpetrato a danno della
sua terra di origine, sarebbe da collegare all’aver fatto modificare il
tracciato della rete ferroviaria per il Sud, privilegiando la traiettoria del
Tirreno rispetto a quella per lo Ionio.
Mi permetto di dissentire rispetto a queste tesi,
provando a confutarle con una serie di fatti.
In realtà ci sarebbe da chiedersi perchè lo stesso De Sarlo non abbia
rivisto questa tesi del suo articolo, allorquando scrive:
La discussione sul tracciato della linea ferroviaria
continuò per anni e anni, tanto da far esclamare al povero Pietro Lacava nella
seduta del 31 maggio 1879: “Io
desidero che sia finita, e sia finita per legge, affinché ciascuno di noi, una
volta approvata la legge, possa dire: definitivamente la linea Eboli-Reggio
passerà per il tale o tale altro punto.”
Tutta colpa di Petruccelli e di un emendamento
del 13 Luglio 1861?
Definiamo 4 punti che chiariscono il contesto:
1)
I documenti a cui si fa riferimento tra quelli
del materiale immenso dell’Archivio
della Camera dei Deputati sono i resoconti della Tornata del 13 luglio 1861, sessione
antimeridiana e sessione pomeridiana.
2)
Quel 13 Luglio si discute alla Camera, tra le
altre, la proposta di legge relativa alla convenzione
con la società Adami e compagnia per la costruzione di strade ferrate nelle
Provincie napoletane e siciliane.
3) Il deputato
Lanza pone una questione pregiudiziale, chiedendo di stralciare dalla
discussione gli emendamenti che riguardano le diramazioni della ferrovia che si
andrà a costruire: il sistema di
addentrarsi nell'esame delle linee secondarie, si sarebbe aperto l'adito a
tante proposte, che forse non si sarebbe più votata questa legge. Invero, o
signori, quando si vuol dare soddisfazione agli interessi di una provincia,
tutte le singole provincie hanno il diritto di sorgere e di proporre una linea
a loro favore speciale.
4) Non esistono evidenze circa il fatto che la linea della Jonio favorisca
la Basilicata interna, rispetto alla linea del Tirreno.
5) Si decide di prendere in esame solo gli emendamenti che riguardano la direzione della linea. Tra questi, oltre
a quello di Petruccelli della Gattina, ve n’è uno a prima firma Lovito (un
altro Moliternese).
Il testo dell’emendamento di Petruccelli della
Gattina, non riportato da De Sarlo nel suo articolo ma solo citato come foriero
di danni irreparabili e a sostegno di un tracciato alternativo che avrebbe
costeggiato il Tirreno, è il seguente:
Il Governo del Re è
autorizzato a stipulare col signor Adami e compagnia una convenzione per la
costruzione di una ferrovia da Taranto a Reggio, ovvero da Eboli a Reggio, per
la Basilicata e le Calabrie, lungo le sponde del Ionio e lungo il Tirreno.
Il ministro dei lavori
pubblici farà intraprendere immediatamente lo studio di queste due linee
lucano-calabre, a fine di determinare quale delle due meriti la preferenza
sotto il rapporto dell'economia, della strategia, della brevità e del prodotto,
prima di dar mano ai lavori, secondo l'articolo 4. Il Governo del Re è inoltre autorizzato a stipulare col detto Adami e
compagnia una convenzione per la costruzione di una ferrovia da Messina a
Siracusa.
Basterebbe
la lettura del testo dell’emendamento per chiarire la vicenda, dovendo valutare
che, obiettivamente, l’accusa di aver prodotto danni irreparabili rivolta al Petruccelli è quanto meno affrettata.
Orbene, onde evitare di congetturare sulle
interpretazioni del dibattito della Camera del 13 Luglio 1861, mi limito a
presentare i testi degli interventi. È lo stesso Petruccelli, dunque che si
difende dai suoi detrattori di ieri e di oggi (non ho l’ardire di annoverare
tra questi De Sarlo), lasciando ben capire come non era verificabile che la
linea dello Jonio (Taranto-Reggio) privilegiava la Lucania interna, mentre
quella del Tirreno (Salerno\Eboli – Reggio) sarebbe stata invece a detrimento
della Basilicata.
Petruccelli, con la sua proverbiale irriverenza, non
si tira indietro nel dire la sua sulle due opzioni, lo fa’ (forse) da Moliternese
(ma è questa una colpa?), propendendo per il suo territorio di origine:
La Basilicata, cui faceva tanto prevalere il signor relatore, è
interessata egualmente nella linea del Jonio che in quella del Tirreno, anzi di
più nella linea del Tirreno, perchè, come io diceva testé, essa attraversa un
distretto popolato da gente intenta al commercio, mentre che, attraversando la
sponda del Jonio, nella Basilicata, quivi, l'antica Magna Grecia, non si
attraversa che maremme, petrai, lande popolate di rettili e feconde solo di
febbri.
Ma, la sua chiosa è ancora cristallina:
Non parliamo, ripeto,
delle difficoltà del suolo, esse saranno verificate, perchè io non domando che si prenda una linea
piuttosto che l'altra, domando che il ministro abbia uno o due mesi onde
studiare la cosa e scegliere di queste linee quella che crederà la più
vantaggiosa e la più idonea economicamente.
L’esigenza
di contestualizzare la vicenda anche alla luce del dibattito politico
dell’Italia appena unita è fondamentale, per non giungere a tesi frettolose
sulla posizione del Petruccelli:
C'è poi un'altra
considerazione che per me è suprema. Che cosa, o signori, c'è in faccia del
Jonio? L'Africa, a una distanza immensa. Che cosa c'è rimpetto al Tirreno? C'è
la Sicilia. Ebbene, o signori, ricordatevi questo. Quando si è sur un naviglio,
fosse anche a vapore, e la tempesta vi sobbalza, ed il naufragio vi minaccia, e
non si vede che un cielo scurissimo e dei flutti in rivolta; e voi venite sia
da Reggio, sia da Sicilia, e v'indirizzate per andare, dove? Alla capitale del
vostro Stato; a tanta distanza, fra tanti pericoli, in mezzo a tanta agonia
materiale e morale, oh no, per Dio ! no, voi non credete allora nell'Italia
una, voi vi sclamate : questa Italia, un'Italia così fatta andare non puote !
Ora ricordatevi che la linea del Tirreno a Reggio, avendo là, ad un'ora di
distanza, la Sicilia, Messina, ove mettono capo le ferrovie sicule, la linea
del Tirreno che congiunga la Sicilia al continente, ne accorcia lo spazio di 80
chilometri. Voi volete l'unità immediata, intera, benedetta ; ebbene, questi
sono i principali modi per far la unità italiana, e nella più sollecita
maniera.
La
provocazione tutt’altro che banale, nello stile graffiante di Ferdinando,
chiarisce i suoi intenti politici sottolineando l’esigenza di unire più
facilmente la Sicilia all’Italia. Ma non è solo idealismo, Petruccelli ha anche
parole pratiche e concrete che lo liberano ancor più chiaramente dall’accusa di
De Sarlo:
Quanto a Potenza, il
capoluogo della Basilicata di cui si preoccupa la Commissione, ho l'onore di
far osservare che per la linea del Tirreno essa si trova, ad Auletta, lontana
dalla ferrovia di circa trenta chilometri; per quella del Jonio poi forse
meglio di 120 a 130 chilometri. Ci si dice: si farà poi una diramazione. Eh ! si
possono fare tante cose ! Ma queste cose sono nell'avvenire, mentre per il
presente si ha questo, che la Basilicata avrà fin da principio un tronco di
ferrovia per un cantone abitato, attivo, voglioso; mentrechè, se la linea
percorre il Jonio, attraverserà una solitudine squallidissima.
A me pare dunque che la
domanda che io fo alla Commissione ed al Ministero di meglio studiare il corso della linea, onde vedere quale sia la più conveniente, quale servirebbe al
maggior numero di popolazione, quale sia la più facile, e quale infine sia quella
che unisca più presto la Sicilia al resto d'Italia, a me pare, dico, che,
ciò domandando, io stia nei limiti della giustizia senza alcuna idea
preconcetta di municipalismo o di campanile. Quindi io mantengo il mio
emendamento, che cioè, prima di sancire la linea del Jonio, si compiano gli
studi sulla linea del Tirreno, la quale io credo assai più utile per le
popolazioni e di minore dispendio per il pubblico tesoro.
Quali sarebbero, di grazia, le sciagure provocate
da questo lucidissimo discorso?
Analizzando nella loro completezza le 40 pagine
di discussione parlamentare, emerge che la propensione a favore della linea
jonica è sostenuta a vantaggio delle città calabresi. L’emendamento di Della Gattina è volto a chiedere una scelta ponderata,
basata sullo studio preliminare delle due potenziali linee. Quando
Petruccelli viene accusato di non conoscere i territori (sempre le stesse
accuse), in poche parole fornisce una lezione sul principio di sussidiarietà ante
– litteram:
Infine, io dico, poiché
i Consigli provinciali sono per riunirsi al 1° settembre, perchè non si attende
fino a quell'epoca onde domandare altresì a quei Consigli provinciali quale è
la strada che preferiscono ? Mi pare che questi sono non meno del Ministero e
della Commissione interessati a studiare la linea; si aspetti il loro parere.
Quindi io mantengo la mia proposizione che il Ministero, cioè, studii prima le
due linee, e scelga poi quella che sarà la più economica e la più conveniente
al benessere delle popolazioni napolitane, alla più sollecita congiunzione
delle calabro-sicule colle altre linee italiane.
Scrive De Sarlo: Uno dei dilemmi dell’Unità d’Italia, che ricorrono nei dibattiti
storici, è se il processo di unificazione fu o meno, nella realtà, una guerra
di conquista piuttosto che guerra di indipendenza e liberazione.
L’autore si
dice sostenitore della prima tesi, propendendo per asserire che l’Unificazione
fu una guerra di conquista dei Piemontesi. Porta a sostegno di questa tesi una
serie di argomentazioni simboliche e parallelismi con il presente.
Non
reputando di dover entrare in questo dibattito, sia consentita, però, questa
domanda, magari per aprirlo un dibattito: è forse questa congettura alla base
dell’accusa al Petruccelli?
Infine, non
sia secondario leggere fino in fondo i documenti, l’emendamento di Petruccelli non fu approvato. La convenzione con
la compagnia Adami fu messa ai voti e approvata in quella stessa tornata. Ma,
allora, quale fu la colpa e quali i danni
irreparabili alla Basilicata fatti da Petruccelli della Gattina?
In attesa
di risposta, grazie per aver ospitato queste riflessioni, con la speranza di
non avervi tediato.
Antonio Rubino
Un articolo davvero interessante per approfondire l'argomento e confutare una tesi con dati alla mano onde evitare di omettere o alterare dei dettagli che possono davvero fare la differenza. Complimenti!
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