LA LEGIO X EQUESTRIS: la legione che cambiò Roma
di Domenico Emanuele Labanca
Tra leggenda e storia, le vicende della più celebre legione dell'esercito di Roma: la Legio X equestris.
La Legio X Equestris è stata la forza militare più potente dell’esercito romano. Fondata da Giulio Cesare, la Decima legione ha attraversato i momenti più gloriosi e importanti dell’espansione di Roma, come la conquista delle Gallie e le guerre civili tra Cesare e Pompeo.
L’esatto
momento di nascita della X Legione non è sicuro: alcuni pensano che sia stata
formata durante la guerra sociale, altri collocano la nascita nella Gallia
Transalpina durante le campagne di Cesare.
MA LA DECIMA LEGIONE CONTRO CHI HA REALMENTE COMBATTUTO?
Sappiamo da diverse fonti che la X Legione ha combattuto nelle guerre galliche. Il primo scontro di cui abbiamo notizie certe è la battaglia di Geneva, nel 58 a.C, nella quale l’esercito di Cesare si scontrò con gli Elvezi (popolazione dell’attuale Svizzera). Grazie all'intervento della X Legione i Romani vinsero questo scontro. La Decima fu impegnata poi a combattere nella battaglia del fiume Arar, dove Cesare attaccò di soppiatto gli Elvezi che attraversavano il fiume. La X Legione partecipò anche alla battaglia di Bibracte, sempre contro gli Elvezi. In questa situazione Cesare posizionò alcune legioni (tra cui la Decima) su una collina. Gli Elvezi caricarono contro i legionari, ma essendo in salita, furono respinti. Però, all’improvviso comparvero degli alleati degli Elvezi che attaccarono i Romani sui fianchi. Cesare abilmente prelevò una parte dei soldati delle linee frontali, fra cui la Decima, posizionandoli sul lato destro. Con questa mossa Cesare vinse anche questa battaglia.
La X Legione, sempre durante la conquista della Gallia, si scontrò contro le tribù del re germanico Ariovisto. Quest’ultimo era stato chiamato dalle tribù dei Sèquani per combattere gli Edui, in cambio di un pezzo del territorio. Ariovisto non rispettò i patti e prese i territori con la forza. Sequani e Edui allora si misero d’accordo con i Romani per sconfiggere Ariovisto. Durante gli incontri diplomatici tra Cesare e Ariovisto, il re germanico pretese di essere scortato dalla sola cavalleria. Questo perché sapeva che i cavalieri romani erano in realtà alleati galli quindi voleva ingannare Cesare alleandosi con i cavalieri. Cesare immaginò l’inganno e quindi fece salire sui cavalli i soldati della X Legione di cui aveva totale fiducia. Fallite le trattative, ci si preparò allo scontro finale. I Romani occuparono la città di Besanzone. A pochi giorni dalla scontro con i Germani, i Romani avevano paura perché avevano ascoltato le leggende sulla loro sovrumana forza in battaglia. Cesare seppe cogliere questo timore e disse loro chiaramente che poteva congedarli e avrebbe affrontato il nemico con la sola X Legione. Queste parole mossero i legionari a affrontare il nemico e nella battaglia dell’Alsazia i Romani vinsero grandiosamente, soprattutto la Decima si distinse nella battaglia, mentre le parole di Cesare contribuirono a creare la leggenda della Decima Legione.
Nel 55 a.C. ci sono tracce della Decima in Britannia. Sappiamo che 80 navi romane, dove furono caricate varie legioni tra cui appunto la Decima, partirono da Portus Itius. Le legioni sbarcarono in Britannia e pur ottenendo delle vittorie, Cesare ordinò la ritirata. Nel 54 a.C Cesare tornò nell'isola e sconfisse le tribù Britanniche.
La Decima partecipò, altresì, al celebre assedio di Alesia, la battaglia finale per la conquista delle Gallie. Sappiamo che Cesare costruì una circonvallazione per assediare Vercingetorige che si era rifugiato sulla rocca ove sorgeva Alesia. Il capo dei Galli riuscì a inviare dei messaggeri per coalizzare le tribù galliche e fronteggiare l'esercito di Cesare. La battaglia di Alesia è divisa in tre scontri: il primo di cavalleria nel quale ebbero la meglio i Romani; il secondo fu un attacco notturno; nella terza giornata i Galli si nascosero sul monte Rea situato a nord-ovest di Alesia e riuscirono a penetrare nelle difese di Cesare. I Romani anche se in inferiorità numerica ebbero comunque la meglio. Non sappiamo l’esatta collocazione della Decima ma possiamo immaginare, analizzando il posizionamento delle altre battaglie, che abbia avuto un ruolo cruciale, forse proprio nell’ultima giornata.
La Decima, dopo la conquista delle Gallie, partecipò alla guerra civile tra Cesare e Pompeo. La Legio X Equestris seguì Cesare in Spagna dove erano schierate le truppe pompeiane. Nella cosiddetta battaglia di Ilerda, Cesare rischiò di rimanere senza provviste e rifornimenti e salvò le sue legioni grazie alla costruzione di un ponte in soli due giorni. Ciò gli permise di mietere il raccolto. Riuscito a circondare il nemico, Cesare ottenne la resa dell’avversario senza il combattimento.
La X Legione combatté poi a Durazzo. Qui Cesare venne sconfitto, secondo il racconto a causa di un disertore che disse a Pompeo dell'incompletezza delle fortificazioni sul lato sud dell'accampamento di Cesare. La Decima restò sempre fedele a Giulio Cesare e lo seguì nello scontro cruciale della guerra civile: la battaglia di Farsalo. Qui Pompeo aveva schierato la fanteria mettendosi egli stesso al comando, mentre la cavalleria era posizionata a sinistra ed era guidata da Tito Labieno. Cesare, con un numero inferiore di fanti, aveva nascosto dietro la sua cavalleria alcuni soldati di fanteria, così che quando la sua cavalleria avrebbe fatto finta di ritirarsi i fanti nascosti avrebbero attaccato la cavalleria nemica, facendola fuggire e attaccando i nemici pompeiani sul fianco. Il piano di Cesare funzionò. La Decima era posizionata sul lato destro e agì in modo particolare. Per evitare di perdere fiato durante la carica si fermava ogni tanto in modo da riposarsi. Con queste tecniche geniali anche la guerra civile fu vinta.
La X Legione partecipò ad altre battaglie e, alla morte di Cesare, passò sotto il controllo di Marco Antonio. Con lui partecipò alla battaglia di Filippi, contro Bruto e Cassio, autori dell'omicidio di Cesare. La Decima fu sotto il comando diretto di Marco Antonio, che ordinò alla legione di marciare più verso oriente del campo di battaglia per allungare le linee nemiche, così da individuare un varco dove inserirsi.
Partecipò anche alla battaglia di Azio, lo scontro decisivo tra Ottaviano e Marco Antonio.
Marco Antonio e Cleopatra si erano posizionati sul promontorio di Azio. Ottaviano aiutato dal suo ammiraglio Agrippa, schierò le navi per schiacciare l’avversario. Agrippa pensò a una strategia, far finta che le navi di Ottaviano fossero in difficoltà e poi contrattaccare. Il piano funzionò e l’esercito nemico fu messo in difficoltà. All’improvviso Cleopatra individuò un varco nelle linee avversarie e scappò con la sua nave. Marco Antonio resosi conto che la sua amante stava fuggendo la seguì con la sua nave, lasciando l’esercito senza comandante. Ottaviano ottenne la vittoria e garantì che non avrebbe fatto nulla alla Decima Legione, che si consegnò al futuro Augusto. Ai legionari della Decima furono donati alcuni appezzamenti di terra in Grecia.
La fine
della Legio X Equestris
La Decima Legione, tuttavia, non vide mai in Ottaviano un vero comandante, Svetonio ci dice che “obbedivano con una certa aria di rivolta”. Per questo Ottaviano decise di sciogliere definitivamente la Legio X Equestris, usando però una parte degli uomini per creare la Legio X Gemina (gemella della Decima di Cesare). Con questa decisione finì la storia della legione che aveva portato la gloria a Roma.
Il simbolo della Decima era il toro, si chiamava Equestris perché i legionari fecero da guardia del corpo a Cesare con i cavalli (durante le trattative con Ariosto) o forse per sottolineare il ruolo chiave della cavalleria.
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