Storia di un mistero: Giuda Iscariota, amico di Gesù.
Fu un politico disilluso? Un rivoluzionario che tradì sentendosi tradito? Uno strumento della Provvidenza o l'arma di Satana? Un illuso o un sognatore? Un semplice traditore per ingordigia? Un uomo! La storia di un mistero: Giuda (*).
Pietro dichiara di essere pronto a morire con Lui, in realtà lo rinnega di li a poco. Tutti i discepoli confermano quanto detto da Pietro: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò» (Mt 26,35). Di li a qualche ora spariranno. Giovanni ricompare sotto la croce, rassegnato. Nessuno di loro morirà con Lui. Anzi, uno solo morirà con Lui: Giuda (Mt 27, 3-10). Il traditore è l'unico a condividere la sorte del Maestro. Muore, secondo Matteo impiccandosi, secondo altre tradizioni nate tra i primi Cristiani, Giuda sarebbe colto da morte improvvisa subito dopo la crocifissione; secondo il resoconto degli Atti degli Apostoli, Giuda muore squarciandosi (At 1, 18-19). Persino sulla sua fine esistono dilemmi. La storia non ha verità su Giuda, le fonti, però, guidano a una comprensione più profonda del personaggio, attore fondamentale nelle vicende della cattura, del processo e della morte di Gesù di Nazareth.
Il suo gesto è condannato da secoli, giudicato e reso negativamente celebre: egli è il traditore per antonomasia. Ma a guardarlo con l'occhio della storia, nell'ingranaggio impazzito delle vicende politiche della Palestina occupata dai Romani, il gesto di Giuda che consegna Gesù alle autorità religiose è tutt'altro che l'atto scontato di un ingordo e avido personaggio che vende il suo "amico" per 30 denari. Troppo bassa quella cifra in cambio del Rabbì, per semplice ingordigia.La Palestina ai tempi di Gesù è una regione tumultuosa del medio-oriente, non una Provincia autonoma, bensì, un "distretto" sottoposto all'autorità del Legato di Siria: la Prefettura di Giudea. Ponzio Pilato reggeva questa regione come Praefectus. Nel 4 a.C. era morto Erode il Grande e il suo regno diviso tra i suoi 3 figli Erode Antipa, Filippo e Archelao. La Regione era abitata da Ebrei che conservavano la loro religione, il loro senato (il Sinedrio) e le loro usanze.
I Giudei odiavano i loro vicini Samaritani, così come disprezzavano i Galilei, ritenuti ignoranti e rozzi, simili ai pagani. Tuttavia i Giudei, i Samaritani e i Galilei condividevano l'odio verso l’invasore romano. Per i Romani, la Giudea era una terra povera, di pastori e agricoltori resi strani da quella loro strana religione che li isolava ed estraniava dal mondo.
La società ebraica del tempo di Gesù era particolareggiata, divisa tra Sacerdoti, Sadducei (diremmo i collaborazionisti dei Romani), Farisei (una casta osservante della religione), Pubblicani (esattori delle tasse) il popolo incolto, diverse sette (come gli Esseni), gruppi politici come gli Zeloti: rivoluzionari, nazionalisti ebraici diremmo oggi, convinti di rovesciare il potere dei Romani con la forza e la violenza. Probabilmente tra gli Zeloti vi era Barabba. Forse, lo stesso Giuda era uno Zelota.
Scelto da Gesù come gli altri 11, Giuda è il cassiere del gruppo. Un tesoriere accorto che però non si mostra avido, ma pensa di dover risparmiare per aiutare i poveri (episodio del vaso di Nardo - Gv 12,1-11). In quella polveriera di divisioni e rivolte covate negli anfratti di città sporche e odiate dai Romani, Giuda è un oppositore del regime, non vede l'ora di lottare per quei poveri e per scacciare l'oppressore?
Ferdinando Petruccelli della Gattina (mosso probabilmente da un sentimento anticlericale bruciante), nel suo romanzo Le Memorie di Giuda, (al di là dei toni che fecero gridare allo scandalo e all'eresia i suoi detrattori ottocenteschi) presenta un Giuda Iscariota che è figlio del suo tempo in quella Palestina pervasa da fanatismi religiosi, dominio feroce dell'Impero Romano e fervori rivoluzionari. Ecco, quindi, un Giuda rivoluzionario, un uomo e un politico pronto a combattere per liberare il suo popolo dall'oppressione dei romani, un carbonaro ante-litteram (Petruccelli della Gattina ha il chiaro intento di presentare Giuda come un cospiratore che lotta per la libertà del popolo, così come egli e i suoi sodali lottarono per liberarsi dai Borbone).
Chi era, dunque, Giuda ? Uno dei 12 apostoli. L'unico conosciuto con un appellativo che fa riferimento al suo luogo di origine "Kariot" (Giuda Iscariota, Uomo di Kariot). Tutti gli altri sono "figli della natura", lui è "cittadino di un luogo", è un giudeo messianico, ma in senso politico. Uno che attende il Messia come colui che verrà a liberare il popolo, anche combattendo. E quel Gesù altro che se non sembrava uno pronto a bruciare il mondo! Gesù parlava di "liberazione" ai suoi Apostoli. Giuda è uno dei 12 apostoli, lo ascolta, lo segue e individua in lui il senso della sua battaglia politica. Scrive il teologo russo Bulgakov:
«La vista della povertà della gente dell’oppressione ne fanno un rivoluzionario, forse, lo spingono sulla via del terrore politico e, al contempo, ne fanno anche un “materialista economico” – nel suo socialismo messianico […] più di tutto era un giudeo messianico […], un rivoluzionario, un marxista messianico, un “bolscevico”».
Bulgakov forza la figura del "Giuda politico" entro gli schemi della sua visione del mondo contemporaneo (Bulgakov fu un sacerdote ortodosso vessato dai Sovietici). Ma gli Zeloti erano esattamente feroci difensori della legge mosaica e partigiani accaniti dell'indipendenza israelita, considerati dai Romani alla stregua di terroristi politici. La loro opera li portava a vivere tra gli intrecci politici esistenti e l'organizzazione della rivolta.
Giuda, al momento del tradimento, è forse solo un deluso. Un cercatore di riscatto, un rivoluzionario che aveva sognato, un sognatore che vedeva infrangere i suoi desideri in un Maestro piegato a lavargli i piedi. Dal suo punto di vista il Cristo doveva prendere la guida del popolo, Gesù si avvia volontario al patibolo.
Un ideologo il Giuda Apostolo Traditore. Forse le sue considerazioni ideologiche inducono a consegnare il Maestro. Diventa traditore perchè si sente tradito. Forse, l'ultima speranza di accendere il fuoco, di usare la spada: consegnarlo e metterlo con le spalle al muro, farlo dichiarare pubblicamente, aprire il combattimento. Ma, tutto è chiaro quando egli si presenta per baciarlo. Il bacio più tristemente famoso della storia. Quando lo bacia, Gesù lo chiama: "Amico". Lo ama ancora, Giuda è ancora un Apostolo.
D'altronde, non da poco tempo l'idea di Giuda come "strumento indispensabile" per la Passione, pone una riflessione che senza rasentare la sua riabilitazione (tra teologi, storici e persino agnostici) si discosta dalla demonizzazione di questo personaggio. L'enigma della sua morte sembra, dunque, aprire anche un enigma sulla sua figura, sul suo ruolo, sulle sue reali intenzioni. L'autorità di Benedetto XVI è la chiosa su questo aspetto: la sorte eterna dell'apostolo traditore è un mistero sconosciuto al giudizio dell'uomo.
Giuda si pente. Proprio perché è un ideologo. E si uccide. Ma non spetta all'uomo giudicare un suicida, finanche Giuda. Ma c'è un peccato più grande del tradimento, non credere nella Misericordia di Dio. Egli lo avrebbe perdonato. Giuda non crede nel più grande degli insegnamenti del Maestro: l'Amore. Forse non lo aveva mai capito, preso com'era a sognare la rivolta, il riscatto, ma il Cristo non arriva su un destriero da condottiero, ma su un asinello. Non si erge come divinità, si fa uomo morendo. Agli occhi di Giuda il Messia a cui aveva creduto ha fallito. Accecato dalla politica. Eppure bastava attendere tre giorni. Quasi ci fa tenerezza l'Apostolo traditore. Come suggerisce in una riflessione profondissima, che parla drammaticamente ai giustizialismi, all'ansia di condanne, alla superficialità della società contemporanea, Don Primo Mazzolari:
«Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”».
Sappiamo poco dalle fonti della storia di quest'uomo della Giudea meridionale per tracciarne il profilo completo, figuriamoci se possiamo sondare il mistero di quelle monete restituite, gettate nel tempio in preda alla disperazione del pentimento. Satana lo ispirò? Fu egli parte del disegno Divino ? Ma se così fosse che cosa ne è del libero arbitrio? Forse, Giuda fu convinto della sua libertà, divenendo il "traditore" nel momento in cui attraversava il buio di un mistero. Eppure, il Giuda storico potrebbe rivelarci di aver amato il Maestro, con i suoi errori, di aver amato il suo popolo di aver creduto in una sua missione. Scriveva Vargas Llosa :
«Non dire mai che ami qualcuno se non hai mai visto la sua rabbia, le sue cattive abitudini, le sue credenze assurde e le sue contraddizioni. Tutti possono amare un tramonto e la gioia, solo alcuni sono capaci di amare il caos e la decadenza.»
Antonio Rubino
*questo articolo si discosta da altri di minutidistoria, proponendosi più come riflessione che come indagine storica.
Commenti
Posta un commento