Quando le offese politiche si risolvevano con duelli veri e spargimento di sangue
Roma, 6 dicembre 1883. Nei corridoi di Montecitorio si incontrano uno degli storici capicorrente della sinistra italiana, Giovanni Nicotera, e il segretario generale del Ministero dell’Interno, Francesco Lovito. Tra i due non corre buon sangue. Lovito non sembra intenzionato a una discussione, Nicotera non va per il sottile e inizia a insultarlo, senza intenzione di toccarlo “per non sporcarsi le mani”. I passi che avvicinano i due onorevoli risuonano nei corridoi del parlamento ben conosciuti da entrambi, politici di lungo corso. Ogni passo li avvicina a quello che appare uno scontro inevitabile e, insieme ai tacchi che battono il pavimento, risuonano gli insulti. Nicotera urla contro Lovito. Quando sono ormai vicini gli sputa in faccia. Segno massimo di disprezzo. Due sputi. Intervengono altri parlamentari. Nicotera continua a urlare perché si ritiene colpito nell’onore da alcune intenzionali omissioni del Lovito nel suo ufficio. Lovito si pulisce il volto, anche il suo onore ade